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Messaggio non ipocrita per aspiranti attori

Martina Iacomelli, dalla Scuola di Cinema Immagina al Centro Sperimentale di Cinematografia

di Chiara Ottanelli

“Puoi rischiare di fallire anche facendo quello che non ti piace. Tanto vale rischiare di fallire facendo quello che ami. Con persone incredibili che, altrimenti, rischi di non incontrare mai. La scelta è tua.”

La ragazza che ho davanti si sofferma un attimo. Io aspetto senza fiatare e senza sospettare che non sarà un’intervista breve e superficiale, ma un vero e proprio squarcio della vita di un’aspirante attrice che studia nella scuola più prestigiosa d’Italia. Perciò mettetevi comodi.

“Penso spesso che senza la scuola sarei ancora ferma all’inizio, con tanto da esprimere ma senza sapere come fare. Sarebbe insopportabile, soprattutto con il senno di poi e considerando dove sono adesso.”

La ragazza non ha affatto torto. È Martina Iacomelli. La scuola di cui parla è la Scuola di Cinema Immagina, a Firenze. Quando dice “considerando dove sono adesso” si riferisce invece al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (CSC), diretto da Giancarlo Giannini.

“Alla Scuola di Cinema Immagina ho acquisito basi solidissime, senza le quali non avrei mai potuto sostenere alcun provino, tantomeno l’audizione per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Quando ho iniziato il corso di recitazione alla Immagina non sapevo nemmeno gestire i movimenti della bocca o stare di fronte a una telecamera senza essere impacciata o provare disagio. Ho imparato davvero tanto e ogni singolo insegnamento è stato unico e prezioso.”

Capita spesso che le scuole e in generale i luoghi che veicolano arte siano percepiti come rifugi, come la Casa degli Artisti dove visse Sklovskij o quella di Milano. E per fortuna non sono aree virtuali, bensì luoghi vivaci e accoglienti, dove imparare ha la precedenza sul resto. Nel caso di Martina, imparare a recitare.

“Avevo frequentato un anno di teatro prima di conoscere la Scuola di Cinema Immagina, ma è come se fosse partito tutto da lì. È stata la MIA partenza. In pochissimo tempo, la Scuola è diventata casa mia, un posto dove rifugiarmi dalla routine che ho sempre sentito come opprimente. Sembrano frasi trite, scontate, ma la sensazione che si prova a poter essere sé stessi, entusiasti e con un posto nel mondo è tutto tranne che banale.
Frequentavo la facoltà di giurisprudenza all’Università di Pisa, ma la mia felice evasione consisteva nel prendere il treno, andare a Firenze e vivermi l’avventura di recitare. Grazie al mio insegnante, Giuseppe Ferlito, e a i miei compagni – perché alla Scuola Immagina ho trovato persone come me che altrimenti, fuori di lì, avrei rischiato di non incontrare mai – ho capito veramente che recitare rappresentava tutto il mio mondo, un mondo che non vedevo l’ora di approfondire per conoscere tutto quello che c’era.”

Il Centro Sperimentale di Cinematografia rappresenta un obiettivo per un numero consistente di aspiranti attori che, ogni anno, partecipano ai provini per accedervi. I posti sono pochi, le aspettative altissime, la commissione è alla ricerca di qualcosa che possa fare la differenza. Comprensibile che Martina viva ormai qualche metro sopra il cielo, per riallacciarsi al film che ha reso famoso Riccardo Scamarcio, ex allievo del CSC, che al mensile Amica parla proprio di come la scuola di recitazione l’abbia accolto e gli abbia insegnato la professione dell’attore e una preziosa “direttiva morale”. Anche Martina sembra percepire le stesse potenzialità di formazione.

“Il Centro Sperimentale è stato il mio sogno da quando ho iniziato a rendermi conto che nella vita avrei voluto fare l’attrice, ma mi era sempre sembrato irraggiungibile, inarrivabile, non sapevo proprio da dove partire. Invece poi sono arrivate la costanza e la dedizione e ce l’ho fatta. La fase dei provini è abbastanza lunga e stressante, dunque ci vogliono tanta volontà e pazienza per non sentire il sacrificio.
Fin da subito, mi sono completamente ambientata e sono al settimo cielo perché posso svegliarmi ogni mattina e fare quello che ho sempre sognato. Ho scelto questa formazione non solo per crescere a livello didattico e professionale, ma anche umano. Credo che frequentare un ambiente con persone simili a te, che hanno più o meno i tuoi stessi obbiettivi, innanzitutto ti faccia sentire accettato e parte di qualcosa e che questo rafforzi le proprie sicurezze e la propria identità. Inoltre, è fondamentale stare a contatto con persone, come gli insegnanti, che hanno tutta una vita interiore e professionale dietro alle spalle, fatta di esperienze meravigliose e dalle quali posso imparare così tanto, sia a lezione che inconsapevolmente, confrontandomici ogni giorno. Sono molto grata di questo.”

Parliamo un po’ della bella vita che fanno gli attori professionisti più famosi, o almeno così si dice. Martina va un po’ sulla difensiva e in principio non è chiaro il perché. Almeno finché lei non chiarisce il punto e spedisce nell’etere il suo messaggio per aspiranti attori. Senza scadere nell’ipocrisia.

Pierfrancesco Favino rappresenta per me la massima aspirazione nel nostro campo. Oltre a vedere e rivedere i suoi film, osservando attentamente il suo modo di recitare, ascolto tutte le sue interviste, nelle quali sottolinea sempre l’importanza che, secondo lui, ha lo studio in questo mestiere. Mi rincuora molto, dato che spesso il lavoro dell’attore viene svilito e sottovalutato soprattutto a causa delle dinamiche commerciali.
Senza contare il discorso bella vita. In molti pensano che essere un attore si limiti proprio a questo, che sia una professione fatta di popolarità, soldi, interviste e red carpet. Non voglio essere ipocrita, sono tutti aspetti che piacerebbe vivere anche a me, perché probabilmente vorrebbe dire che avrei raggiunto un successo non solo personale, ma anche di pubblico. Tuttavia, sono consapevole che molto spesso il successo collettivo non corrisponde all’impegno, ai sacrifici e all’amore che la persona ha per questo lavoro. Per questo, proprio come dice Favino, è fondamentale uno studio approfondito non solo della recitazione, ma di tutte le sfaccettature di questo mestiere, del grande meccanismo che circonda la figura dell’attore, è importante parlare con gli sceneggiatori, i registi, i produttori. Non si può essere attori senza essere curiosi.”

Ora che sta proseguendo negli studi di recitazione, Martina è consapevole di aspetti del mestiere molto preziosi, di cui spesso gli aspiranti attori alle primissime armi non si accorgono e che rischiano di sottovalutare, magari bruciandosi una carriera.

“A una prima analisi, il lavoro dell’attore sembra accessibile a tutti. Certamente lo è ed è una cosa positiva, perché la libertà e l’apertura rappresentano due delle caratteristiche fondamentali nel mondo del cinema e nel lavoro personale di un attore. Ma non bisogna ingannarsi, anzi è fondamentale, anche se non sempre facile, essere consapevoli.
Dopo che hai imparato più o meno come usare la voce, dopo che hai superato la vergogna e magari sei riuscito a recitare un pezzo senza intoppi versando perfino qualche lacrima, ecco che c’è il rischio di sentirsi pronti, arrivati. In realtà, quello è sì il momento in cui si raggiungono i primissimi traguardi, sudati e agognati, e bisogna esserne fieri, ma è necessario anche capire che non si ha la più pallida idea – io stessa ho solo un barlume di consapevolezza riguardo al lavoro dell’attore, perché sono ancora in fase di totale formazione – di che cosa voglia dire studiare e lavorare su un personaggio o su una scena in modo serio, costante, continuativo.
Quando vedi recitare un attore come Favino, tutto sembra così semplice che molti, anch’io prima di intraprendere e proseguire gli studi, si convincono di poterlo imitare senza troppe difficoltà. Ma è impossibile immaginare il lavoro che c’è dietro a un grande attore come lui e altri, a meno che non si approfondisca la formazione attoriale. Solo allora possiamo scoprirlo, in caso contrario si pecca di superficialità.
A volte anche al pubblico manca l’empatia, la voglia e la curiosità di sapere che cosa c’è dietro al lavoro di attore. Ed è per questo che sono arrivata di recente a una conclusione che, a ben pensarci, era già in potenza quando studiavo alla Scuola Immagina: il mio scopo è sentirmi un’attrice innanzitutto per me stessa e poi per gli altri, perché solo così forse potrò dare qualcosa. Esattamente come succede in amore, dove se non ami prima te stesso non puoi pretendere di amare e dare a qualcun altro. Credo che solo così un giorno, augurandomi di entrare nel mondo del cinema, sarò un’attrice consapevole, con la mia coscienza entusiasta e pulita e con voglia di imparare e crescere, sempre.”

Martina è un fiume di parole in piena, come accade sempre quando sei giovane e mosso da una passione viscerale. Il cinema è un mondo affascinante, eppure Martina ne coglie il lato professionale ed è serissima a riguardo. Anche perché sa di non avere scelta.

“Io ho bisogno di fare questo, di recitare. Di nuovo, può sembrare scontato, ma se incontrerete molti attori nella vostra vita vedrete che non lo è affatto. Recitare mi serve per scappare dalla realtà, dal senso di oppressione della routine che sento spesso; ho bisogno di recitare per sfogarmi, per liberarmi, per sentirmi davvero me stessa mentre divento qualcun altro, il personaggio.
Credo che a ogni attore – e forse a ognuno di noi – serva un luogo, come la Scuola Immagina prima e ora il Centro Sperimentale, dove sai che nessuno ti giudicherà, anche se tirerai fuori la parte più brutta o più stramba di te. Ed è bellissima quella sensazione di leggerezza che si prova mentre fai tutto questo. Una sensazione che però, paradossalmente, si accompagna a una percezione della profondità delle cose, del mondo, che non puoi avere nella quotidianità o, per lo meno, non in maniera così accentuata. Ormai si è capito che non mi piace la routine, non mi piace la piattezza, ho un continuo bisogno di provare emozioni e sensazioni nuove, di sentire la vita, andando in profondità a tutto quello che mi circonda. Per questo parlo di leggerezza e profondità al contempo, perché più vado a fondo nelle cose, più le sento mie fino a emozionarmi, più mi sento leggera. E forte come attrice.
Questo provavo alla Scuola Immagina e provo adesso quando mi trovo al Centro Sperimentale, circondata da ragazzi così simili a me, dal mio maestro, dalle luci, mentre recito. Sogno di vivere solo di questo, di queste sensazioni, nella mia vita. Anche con tutti gli ostacoli che mi si presenteranno, sono consapevole che varrà sempre la pena combatterli. Come attrice, so bene che ogni ostacolo genera creatività.”

Chiara Ottanelli

Martina Iacomelli 

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